Porta Venezia dalla A alla Z più un numero

Casa Galimberti è uno degli edifici simbolo di Porta Venezia e del liberty milanese

Piccolo glossario di Porta Venezia. Abbiamo già visto che è una delle zone della movida milanese.

PORTA VENEZIA DALLA A ALLA Z

Arcobaleno

È il nome del cinema di questa zona. Risale al 1955 e si trova all'angolo tra viale Tunisia e via Tadino. Il fautore della sua nascita fu, alla fine degli Anni '40, il signor Giuseppe Grippa. Infatti, quell'area era di sua proprietà e voleva che venisse utilizzata a questo scopo. Nel 1949 morì improvvisamente e gli subentrò il figlio Angelo. All'inizi degli anni 2000, l'Arcobaleno è diventato un multisala. Dal 2009 vi si possono vedere film in 3D.

C'erano altri due cinema. Il primo si chiamava Gustavo Modena, si trovava in via San Gregorio 5 ed era stato progettato da Vico Magistretti. In realtà, l'edificio è ancora li. Il secondo era il Dumont ma ve ne parliamo nella voce successiva.

Biblioteca

La biblioteca comunale di Porta Venezia si trova in via Melzo all'angolo con via Frisi. Si sviluppa su due piani. È piccola e raccolta ma ben fornita sia come libri e giornali sia come film e cd. Ospita anche eventi e mostre. Il personale è molto gentile. Tuttavia, ne parliamo per un altro motivo. Quale? L'edificio liberty in cui si trova era la sala d'attesa del Cinema Dumont, uno dei primi della città. Venne edificato dal 1908 al 1910. Gli venne dato un nome francese perché ai tempi questa lingua era di moda. Invece, la sala proiezioni è stata trasformata in un'autorimessa.

Cozzi (Piscina)

Progettata da Secchi, risale al 1934. È stata la prima piscina pubblica coperta d'Italia e al tempo era la piscina olimpionica più grande d'Europa. All'ingresso si può leggere una frase di D'Annunzio il cui senso è che in un Paese con così tanto mare come l'Italia non si può non saper nuotare. La Cozzi viene menzionata nel brano di D'Anzi, La Gagarella del Biffi Scala.

Demolizioni

Quella del Lazzaretto, alla fine del XIX secolo per farci delle case. Per chi non lo sa: questo era il Lazzaretto della Peste Manzoniana.

Quella della villa appartenente a un nobile ungherese, Batthyàny. Era all'interno dei Giardini Pubblici. Nota: Villa Finzi (via Sant'Elembardo, MM1 Turro) prima si chiamava Villa Batthyàny.

Quella della chiesa di San Dionigi, che si trovava dove adesso c'è il Planetario e prima ancora dove adesso c'è il Museo di Storia Naturale. Come abbiamo visto qualche tempo fa , tante cose che vi erano contenute sono state trasportate nella chiesa di Santa Maria al Paradiso, compresa la pietra celtica circolare.

E quella che, per fortuna, non ha avuto luogo: la chiesa di San Carlo al Lazzaretto (1576) alla fine del XIX secolo doveva essere abbattuta per far passare il tracciato della ferrovia. Per fortuna, la parrocchia di Santa Francesca Romana l'ha comprata e l'ha salvata. San Carlo era al centro geometrico del lazzaretto.

Expo

Quello del 1881, che si tenne sui Bastioni e nei Giardini e che consacrò Milano come città industriale e come capitale morale.

Fort (Rita)

Qualche tempo fa abbiamo recensito il libro Milano Criminale e abbiamo parlato anche di Rita Fort, alias La Belva di via San Gregorio. Infatti, la mattanza avvenne al civico 40 di questa via. Sempre in questa via, dove adesso si trova la chiesa che le dà il nome, sorgeva un'area cimiteriale.

Giardini Indro Montanelli

Fino al 2002 erano semplicemente i Giardini Pubblici di Porta Venezia. Risalgono alla fine del Settecento. Lo stile è quello del giardino all'inglese. 

Al suo interno, troviamo anche dei chioschi e dei bar in cui si narra vi siano degli anziani bravissimi a giocare a scacchi.

Fino al 1992 erano la sede dello zoo comunale, che per fortuna è stato chiuso. Alcune gabbie sono rimaste e sono state adibite ad altre funzioni.

Vicino alla statua di Montanelli (gliel'hanno eretta perché veniva spesso qui e questo è anche il motivo della scelta di cambiare il nome al parco) possiamo ammirare un edificio in stile barocco e in stile rococò. Si tratta di Palazzo Dugnani ed è la sede del Museo del Cinema.

Non possiamo non nominare il Planetario e il Museo di Storia Naturale. 

Nei Giardini si tiene l'evento denominato Orticola.

Durante il periodo natalizio mettono una pista di pattinaggio.

Appena fuori, a Palestro, ci sono il Gam, il Pac, la Villa Reale o Villa Belgioioso, in cui abitò Napoleone e in cui hanno girato alcune scene di Un povero ricco, film con Renato Pozzetto, Ornella Muti, Piero Mazzarella e Nanni Svampa.

Appena fuori, sul lato Turati, troviamo una statua di Cavour che, quando piove, da una certa angolazione, sembra che stia facendo pipì.

I Giardini Indro Montanelli coprono un'area compresa tra 4 stazioni della metropolitana: Porta Venezia, Palestro, Repubblica e Turati.

Li ha progettati il Piermarini. Invece, dobbiamo al Balzaretti e al suo allievo Combi l’ampliamento verso Ovest, vale a dire verso via Manin (1856-1862).

Hotel Diana

Via Piave 42.

In stile liberty, è stato il primo edificio italiano nato per essere un albergo. Il 21 marzo 1921 fu teatro di un attentato dinamitardo finalizzato a uccidere il questore Giuseppe Guasti che secondo qualcuno abitava li sopra. Questo attentato fece molti danni.

L'hotel Diana è stato costruito nel 1908. Prima, al suo posto c'erano i Bagni Diana (costruiti nel 1842), la cui piscina, alimentata dalla roggia Gerenzana, era lunga 100 metri e copriva l'area che ora è compresa tra le vie Bixio, Sirtori, Mascagni e, parzialmente, Piave. Fino al 1886 potevano entrare solo gli uomini.

Nel 1898 vi girarono un filmino per i fratelli Lumière.

Aveva anche un ristorante.

Il nome Diana derivava dalla presenza di una statua della dea.

Quando li abbatterono, nel 1908, fecero uno spazio polifunzionale che si chiamava Kursaal Diana. C'erano anche un'area adibita a hotel e uno sferisterio, cioè un campo in cui si può giocare alla pelota basca..

I Bagni Diana sono stati la prima piscina pubblica all’aperto d’Italia.

La roggia Gerenzana è stata interrata ma nei cortili degli edifici compresi tra via Spallanzani 6 e via Spallanzani 10 è ancora visibile.

Injera

Il pane tipico della cucina etiope ed eritrea. Nel quartiere Lazzaretto ci sono molti ristoranti che propongono questo cucina perché da queste parti vive da decenni una comunità (integrata) proveniente dall'ex Africa Orientale Italiana.

Liberty

L'Art Nouveau è uno degli stili che caratterizzano Milano. Basta fare una passeggiata e guardare le case per rendersene conto. Porta Venezia è una delle zone più liberty di Milano. Un edificio molto famoso è Casa Galimberti, che si trova in via Malpighi (è quello della foto in alto). La riconoscete grazie alle figure femminili e ai motivi floreali presenti sulla facciata. È stata progettata e decorata e da Giovanni Battista Bossi. Sotto vi scorre la roggia Gerenzana.

Sempre in via Malpighi, all'angolo con via Melzo, abbiamo Casa Guerzoni. Anche questa è stata progettata da Bossi. Un lato di questo edificio è in faccia a un lato della biblioteca.

Curiosità: adesso, al piano terra di Casa Galimberti c'è una paninoteca che fa parte di una catena. Ha preso il posto di un ristorante, il Transatlantico, dove avvenne un episodio che diede il via alla vicenda-Battisti.

Miss Keta

La mettiamo per via del brano Le ragazze di Porta Venezia. Lei e la canzone vengono citati da Comagatte in Le ragazze di Calvairate.

Nanni Stampa

È nato a Porta Venezia, c'è scritto sulle sue biografie. In via Ponchielli 5, che è più vicina a Lima. Ora, dobbiamo decidere se possiamo  considerare Lima parte di Porta Venezia. Nel frattempo, vi diciamo che la sera del 27 agosto 2017, il giorno in cui è morto, in piazza Oberdan dei ragazzi gli hanno dedicato una cantata collettiva.

Ortodossa-chiesa

All'inizio di via San Gregorio è rimasto l'unico pezzo del muro del Lazzaretto. Adesso è il muro una chiesa ortodossa. dedicata a San Nicola. Questa chiesa è un posto ameno. Quando frequentavo di più questo quartiere mi capitava spesso di vedere il pope. Qualche anno fa, si parlò di un’icona della Madonna che lacrimava. L’indirizzo della chesa è via San Gregorio 5.

Poliziotti

Solo per ribadire che molte scene dei romanzi di Dario Crapanzano sono ambientate in questa zona e i protagonisti sono dei poliziotti del Commissariato di Porta Venezia. Ad esempio, ha scritto il Giallo di via Tadino. Oppure, buona parte del romanzo Delitto in redazione si svolge tra via Settala, via Ramazzini e piazzale Lavater.

Queer

Ho già detto che è il quartiere più lgbtq+ di Milano. Mi è capitato di incrociare vip come Cristiano Malgioglio e Diego della Palma.

Rive Gauche e Rive Droite

Ho letto che questa definizione è di Testori ma era su un libro e su Internet non riesco a trovarla. Comunque, anche un altro sito fa questa suddivisione, chiamando proprio così le due aree. La fa anche Yes Milano ma senza parlare di Rive Gauche e di Rive Droite. Di che cosa si tratta?

Chiaramente, l'ispirazione è Parigi e corso Buenos Aires fa le veci della Senna. La metà in cui abbiamo la biblioteca, le due case liberty di cui abbiamo parlato prima e l'hotel Diana è considerata quella più elegante ed è la Rive Droite. L'altra, in cui c'è il quartiere il Lazzaretto (ma potremmo dire che coincide con il quartiere Lazzaretto) è la Rive Gauche.

Nota: se immaginiamo corso Buenos Aires come un fiume che va verso il centro, le due parti sono invertite: la parte più elegante è a sinistra e viceversa.

Comunque, anche nella rive gauche troviamo cose notevoli: la chiesa di San Carlo al Lazzaretto (che dà il nome alle patatine), la chiesa di San Gregorio, i Giardini Indro Montanelli, Palazzo Luraschi, una farmacia del 1750,, Torre Rasini, l'hotel diurno progettato da Portaluppi. Quest'ultimo è uno dei luoghi del Fai. Una curiosità su questo albergo: chi va in piazza Oberdan può vedere una colonna in stile greco (ionico, mi sembra): in realtà, è la copertura di una cappa fumaria. Adesso l’hotel è chiuso: riaprirà entro il 2026 e ospiterà il Museo di Arte Digitale. Sebbene si debba sconfinare leggermente, aggiungo la Casa della Fontana, esempio di razionalismo, in cui ha vissuto Dino Buzzati. Si trova in via Vittorio Veneto. Recentemente abbiamo parlato di ristorante di via Lecco i cui interni, comprese le posate, erano stati disegnati da Achille Castiglioni. Ha chiuso già da un po’ anni.

Stazioni

A Porta Venezia c'è sia la stazione della metropolitana sia quella dei treni. Parliamo prima di quella dell'atm. È enorme e sembra una stazione d'interscambio. E infatti qui ci sarebbe dovuto essere quello tra la m1 e la m4 (non quella di adesso, quella di un progetto non andato in porto). Nel corridoio tra le uscite lato Buenos Aires e le uscite lato Oberdan si possono vedere ogni giorno dei ragazzi sudamericani che ballano o che recitano.

Adesso la stazione dei treni. Ha aperto nel 1907 e fino al 2002 è stata capolinea. Nell'area stazione gestita dalla Rfi Rete Ferroviaria Italiana, ben distinta dall'area di competenza dell'Atm, si possono vedere mostre e murales. Significativo quello dedicato a Diego Rivera.

Toponomastica

Innanzitutto, il nome Porta Venezia glielo hanno dato gli austriaci, nel 1860. Prima di chiamava Porta Orientale. Qui nascono due domande. La prima è: perché si chiamava Porta Orientale se se si trova a Nord Est e non a Est? E perché nessuna delle altre cinque porte principali di Milano aveva il nome di un punto cardinale? In realtà, la risposta è una sola per entrambe le domande: orientale deriverebbe da una storpiatura di Argentea, il nome latino della porta che indicava la direzione verso Crescenzago o secondo altri verso Gorgonzola. Il processo di storpiatura diede vita anche alla denominazione Porta Renza.

Sotto gli Asburgo, Porta Venezia ebbe un trattamento privilegiato perché era sulla strada per Vienna. Infatti, fu la prima porta oggetto di un restyling monumentale. Il progetto fu affidato al Piermarini.

Per un certo periodo si chiamò Porta Riconoscenza. 

Per quanto riguarda i nomi delle vie possiamo individuare tre filoni:

  • Persone e luoghi legati alla Peste del 1630 e al Lazzaretto;

  • Medici e scienziati;

  • Persone e date legate la Risorgimento e all'unificazione nazionale;

  • Stampatori.

Infine, corso Buenos Aires in passato si chiamava Stradone per Loreto per via di una chiesa del XV secolo che si trovava da quelle parti.

Ucraina

Abbiamo messo questa voce solo per dirvi che Scerbanenco abitava da queste parti e che la famiglia continua a farlo. Non vi diciamo la via per ragioni di privacy. Ora, la fonte è una delle memorie storiche del quartiere. Me lo disse anni fa. C'è da fidarsi? Secondo me, sì. Ma anche sul Web si parla del legame tra lo scrittore ucraino e questa zona di Milano. In altre parole: anche qualora si sia trattato solo di un rapporto professionale valeva la pena parlarne. 

Vista

Palazzo Luraschi si trova in corso Buenos Aires 1 e fa angolo con piazza Oberdan. È stato il primo edificio a violare la regola non scritta della Servitù del Resegone, seconda cui le case della parte nord di Milano non potevano superare i 3 piani per non nascondere la vista delle Prealpi. È stato fatto nel 1887 e si chiama così per via del nome dell'architetto che lo ha progettato. Nel cortile ci sono delle colonne, prese dal Lazzaretto, con le effigie di personaggi dei Promessi Sposi.

Zona 3

Dal punto di vista amministrativo, Porta Venezia appartiene alla Zona 3. Lo sappiamo che dal 2016 si chiamano Municipi ma siamo rimasti affezionati alla dicitura Zone. Anche quando le Zone non erano 9 ma 20 Porta Venezia era sempre nella 3. Tuttavia, il civico 40 di San Gregorio si trova nel Municipio 2 ed è più vicino a Repubblica e a Centrale che a Porta Venezia. Lo stesso discorso vale per le vie dedicate agli stampatori.

In ogni caso, Porta Venezia (anzi, Porta Orientale) non è sempre stata lì: come tutte le porte di Milano è avanzata e si è espansa. In altre parole, prima si trovava in corso Venezia (c'è una targa) e prima ancora vicino a San Babila e prima prima ancora a ovest del Duomo, che Infatti rientrava nel suo territorio. 

Oggi la identifichiamo con i due caselli daziari. L'aspetto che hanno adesso venne dato loro tra il 1827 e il 1828 su progetto di Rodolfo Vantini.

Nel 2017, nell'ambito della Milano Art Week, furono coperti da teli di juta, in stile Christo.

Ma perché caselli daziari? Perché un tempo segnavano il confine tra Milano il comune di Corpi Santi. Oggi, invece, la Porta Venezia ottocentesca segna il confine tra il Municipio 3 e il Municipio 1. A proposito di Municipio 1, se consideriamo anche corso Venezia, i Giardini e alcune vie limitrofe, Porta Venezia ne fa parte. Tuttavia, ci siamo concentrati sulla porzione che rientra nella Zona 3.

UN NUMERO

Casa 770

Se fate una passeggiata in via Poerio, nella Rive Droite, noterete un edificio in stile fiammingo. Si tratta di una casa rabbinica e si chiama Casa 770. Nel mondo se ne trova più di ma l'unica che c'è in Europa è questa.

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