Qual è l’origine del Tredesin de Marz?

Il 13 marzo a Milano è un giorno speciale perché è il Tredesin de Marz.  13 in milanese si dice tredes. E che cos'ha di speciale questo giorno?

PRIMAVERA

Da un punto di vista laico segna il ritorno della primavera. È vero, in base al calendario astronomico siamo ancora in inverno perché all'equinozio manca ancora una settimana. Ma in questa parte dell'anno c'è questa sensazione diffusa di essere già in primavera e di conseguenza ne anticipiamo l'inizio. E poi lo sapete che noi milanesi abbiamo sempre fretta e mica possiamo aspettare i comodi del sole.

Lo dicono anche i Duperdu: “E questa soa caratteristica la se ved anca cont i stagion: la primavera la comincia no el 21 de marz, ma el 13!

Quindi, mettiamo le bancarelle e facciamo una mostra-mercatino incentrata sui fiori.

È anche l'ultima delle feste e delle ricorrenze che nel corso dell'inverno ci accompagnano verso la primavera: Sant'Antonio Abate, Giorni della Merla, Candelora, San Biagio e San Valentino. Qualora capiti una Pasqua altissima e quindi un Carnevale dopo la metà di marzo, è la penultima. 

Forse qualcuno si sarà chiesto che cosa c'entri San Valentino in questo elenco. La risposta è che ha sostituito una festa pagana che celebrava la fertilità.

Sempre a proposito di rinascita, in questo giorno era usanza tagliare i capelli dei bambini per farli crescere più forti.

IL TREDESIN DE MARZ E SAN BARNABA

Ma il Tredesin de Marz ha anche (o soprattutto) un significato religioso. Almeno secondo l'agiografia. Ecco la storia. Era il 13 marzo del 51 dopo Cristo. Milano era pagana e l'influenza celtica era ancora molto forte. In quel giorno, Barnaba, un missionario cristiano compagno di Paolo di Tarso, venne a Milano.  In una radura situata al di fuori di Porta Orientale, che a quel treno si trovava all'altezza di San Babila, piantò una croce su una pietra rotonda e piatta, creando un foro. Sempre su quel masso tracciò 13 linee. Secondo un'altra versione della storia, il buco c'era già e Barnaba vi mise la croce.

Molta gente gli si radunò intorno e si convertì. Infatti, quel giorno segna l'inizio dell'evangelizzazione di Milano. Poi, insieme ai suoi proseliti, circumnavigò le mura della città per non essere costretto a rendere omaggio alle statue degli dei poste nei punti d'accesso, come voleva l'usanza del tempo. Inoltre, Barnaba fece rompere le statue. No, non ordinò nessun atto di vandalismo: semplicemente, al suo passaggio queste di autodistrussero. 

Al suo passaggio successe anche un'altra cosa: la neve si sciolse e spuntarono i fiori. Da qui l'importanza dei fiori per il Tredesin de Marz.

Dopodiché, quando tutte le statue degli dei furono a pezzi, entrò a Milano e lo fece da Porta Ticinese.

Barnaba battezzava i milanesi vicino al luogo dove sarebbe sorta la chiesa di Sant'Eustorgio, che oggi custodisce quella fonte battesimale.

Ancora adesso, il percorso d'insediamento dell'Arcivescovo di Milano comincia da Porta Ticinese  ed è un retaggio di quello che avvenne il 13 marzo del 51.

Inoltre, prevede una sosta a Sant'Eustorgio, proprio in memoria dei primi battesimi.

C'è anche un altro motivo: Barnaba è considerato il primo vescovo di Milano.

Qualche dubbio

Naturalmente, la storia vacilla un po' e se fate qualche ricerca (sia online sia offline) trovate senza troppi sforzi la sua confutazione. L'argomentazione principale è che il buco e i segni sulla pietra li hanno fatti i Celti. Qualcuno ha notato la vicinanza tra il Tredesin de Mars e le Idi di Marzo e ha scritto, in sostanza, che ai Celti Giulio Cesare non era molto simpatico. Pertanto, ha ipotizzato, in quel giorno stavano rendendo omaggio alla memoria di Bruto. Che, al contrario, aveva governato bene queste zone e quindi era stimato. Infatti, nel Foro di Mediolanum c'era una statua con le sue fattezze.

Quindi, quel giorno la folla non era lì per Barnaba. Sempreché sia venuto davvero a Milano e su questo ci sono molti dubbi. Anzi, c'è quasi la certezza che non lo abbia fatto. In più, l'evangelizzazione della nostra città è iniziata più tardi.

BARNABA

Chi era Barnaba? Conosciuto anche come Giuseppe Apostolo sebbene non facesse parte dei 12, apparteneva a una famiglia levitica con cui si trasferì a Cipro. Fu il primo evangelizzatore di quest'isola. La tradizione dice che morì lapidato da degli ebrei tenendo in mano il vangelo di Matteo. Secondo alcuni a Salamina e secondo altri proprio a Cipro. Lo hanno fatto santo. San Barnaba è il patrono di Marino e si festeggia l’11 giugno.

Chiudiamo questa biografia-flash con una curiosità. Prima abbiamo menzionato San Babila. Entrambi a volte vengono presi per sante, per via della a finale. Speriamo che il Bisbetico Domato, il film con Celentano il cui protagonista si chiama proprio Barnaba, abbia contribuito a rendere meno frequente questo errore. 

LA PIETRA CELTICA: DA UNA CHIESA ALL’ALTRA

Torniamo alla pietra. Se volete, la potete vedere: è nel pavimento della chiesa di Santa Maria al Paradiso, in corso di Porta Vigentina al 14.

La pietra non è sempre stata lì. Anzi, fino al 1783 si trovava nella chiesa di San Dionigi, eretta nel 1550 e progettata dal Tibaldi. Questa chiesa era situata dove adesso c'è il Museo di Storia Naturale. Nel 1783 l'abbatterono per fare i Giardini di Porta Venezia e la pietra venne porta nel luogo in cui è tuttora. 

San Dionigi iniziò a ospitare la pietra solo verso il 1560 perché fino a quel momento quest'ultima si trovava in un'altra chiesa, sempre lì vicino e sempre dedicata a San Dionigi, eretta nel IX secolo e demolita poco dopo costruzione della chiesa del Tibaldi. Non è finita: a sua volta, la chiesa di San Dionigi medievale aveva preso il posto di una cappella costruita nel IV secolo, su ordine di sant’Ambrogio.

Adesso al suo posto c'è il Planetario. 

Santa Maria al Paradiso e Porta Vigentina

I titolari di San Dionigi erano i Serviti e quindi portarono le loro cose, compresa la pietra, a Santa Maria al Paradiso.

I Serviti presero il posto dei frati del Terzo Ordine Regolare di San Francesco in seguito a un decreto di Giuseppe II.

La chiesa è in stile barocco ha una sola navata. I lavori per la sua costruzione cominciarono nel 1590. La facciata è del 1897.

Porta Vigentina era una della porte secondarie della città. Era la succursale di Porta Romana. Il suo nome deriva da Vigentino, che a sua volta si chiamava così perché distava venti miglia da Pavia. Abbiamo usato il passato ma il Vigentino esiste ancora ed è un quartiere di Milano. Fu uno dei luoghi in cui si rifugiarono i milanesi dopo la distruzione del 1162.

LA FESTA DEL TREDESIN DE MARZ

Nell'area intorno alla chiesa, fino ad arrivare a via Giulio Romano e via Crema, nella domenica più vicina al 13 marzo si tiene la mostra mercatino floreale legata a questa ricorrenza. 

Il Tredesin de Marz è una festa esclusivamente milanese ed è molto antica. 

Ecco che cosa scrive Wikipedia.: “Nel 1396 tale giorno viene proclamato giorno di astensione dal lavoro e nel 1583 sarà solennemente riconfermato da Carlo Borromeo giorno di festa”.

Emilio De Marchi ne parla in Milanin Milanon.

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