San Francesco d’Assisi al Fopponino, dove c’era un cimitero


La chiesa di San Francesco d'Assisi al Fopponino si trova a Milano

L'edificio che vedete nella foto è la chiesa di San Francesco d'Assisi al Fopponino.

UN’OPERA DI GIO PONTI

Si trova in via Paolo Giovio 41, vicino a piazzale Aquileia. Come potete notare, è una struttura contemporanea. È stata progettata da Giò Ponti.

La scelta di affidare a lui questo incarico probabilmente non è stata casuale perché abitava abbastanza vicino: in via Dezza 49, che dista circa cinquecento metri dalla chiesa, c'è un palazzo che è stato disegnato da questa archistar, il cui appartamento si trovava all'ottavo piano. Lì adesso c'è la sede dell'Archivio Giò Ponti. Inoltre, i committenti apprezzarono la sobrietà della sua proposta, in linea con lo spirito francescano.

In realtà, in un primo momento era stato interpellato Giovanni Muzio.

DUE PESTI, UN LAZZARETTO, UN CIMITERO E UNA CHIESA DEL XVII SECOLO

Ma torniamo a parlare della chiesa perché ha una storia molto interessante.

Innanzitutto, il nome: la parte finale, al Fopponino, indica che qui un tempo sorgeva un cimitero. Infatti, fopponino in milanese significa proprio piccolo camposanto. Viene da foppa, buca. Troviamo anche le versioni foppone e, appunto, foppa a seconda delle dimensioni. Se vogliamo essere precisi, le foppe eccetera erano le fosse comuni.

Era il cimitero di Porta Magenta, il cui nucleo originario risale al periodo della peste carlina (1576). Le autorità decisero di creare un'area cimiteriale fuori delle mura spagnole (ricordiamo che questa zona è diventata parte del Comune di Milano soltanto nel 1873). Durante la peste manzoniana vennero aggiunti una chiesetta e un piccolo lazzaretto e ancora oggi si può vedere un ossario in cui sono presenti resti di alcune persone che morirono nel corso di quell'epidemia. Lo si riconosce dal color ocra e dalla scritta: Ciò che sarete voi, noi siamo adesso, chi si scorda di noi, scorda se stesso. Risale al 1640 circa, si trova in via San Michele del Carso vicino a piazzale Aquileia ed è all'esterno di San Giovanni Battista e San Carlo al Fopponino.

Questa chiesa, dove dal 1972 si celebrano le messe per l'Ordine di Malta, è stata edificata tra il 1662 e il 1673 ed è l'ampliamento di quella cui abbiamo fattto cenno poco fa.

San Carlo è proprio San Carlo Borromeo e sulla cima della porta del sagrato troviamo una sua statua e una di San Giovanni Battista.

La Confraternita del Fopponino per molto tempo gestì il cimitero, che divenne quello di riferimento di questa zona.

Nel sagrato una lapide ricorda i personaggi illustri che sono stati seppelliti lì. Tra questi ci sono l'architetto Luigi Canonica, Amatore Sciesa, patriota anti-austriaco, e Margherita Barezzi, la prima moglie di Giuseppe Verdi.

Le esigenze portarono all'acquisto di 12.000 metri quadri di terreno da adibire a luogo di sepoltura. L'espansione toccò anche le attuali via Verga e via Paolo Giovio, dove oggi troviamo locali e ristoranti. Nel 1882 il Cimitero di Porta Magenta era uno dei cinque cimiteri della città. Tuttavia, l'apertura del Monumentale e di Musocco portò alla sua chiusura (1895). Sorte che condivise con altri cimiteri milanesi. Questa chiusura causò il declino della chiesa.

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI AL FOPPONINO

L’ingresso di San Francesco d'Assisi al Fopponino

E veniamo a San Francesco d'Assisi al Fopponino. La parrocchia fu istituita nel 1958 e venne creata con parti di di San Pietro in Sala, di San Vittore al Corpo e di Santa Maria del Rosario.

In realtà, all'inizio si chiamava “dei Santi Giovanni Battista e San Carlo al Fopponino”. E questo doveva essere anche il nome della chiesa nuova. Ma siccome i commercianti della zona diedero un contributo importante e San Francesco d'Assisi è il loro patrono si decise di fare questa modifica.

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La chiesa s’inserisce nell’ambito del progetto Ventidue chiese per ventidue concili, voluto dall’Arcivescovo Montini. Il cardinale commissionò la costruzione di questo e di altri edifici religiosi attraverso il Comitato Nuove Chiese per Milano.

Il progetto Ventidue chiese per ventidue concili aveva come obiettivo l’edificazione di nuove chiese parrocchiali nella città di Milano e nei comuni della provincia. Giovanni Battista Montini capì che, siccome la popolazione della città stava aumentando ed era in corso un’espansione edilizia (nascita o ingrandimento di quartieri), occorreva costruire nuove chiese.

Gli diede questo nome in onore del Concilio Vaticano II, il ventiduesimo nella storia della Chiesa. Aperto da Giovanni XXIII nel 1959, venne chiuso proprio da Montini, divenuto Papa con il nome di Paolo VI.

Gli inizi

La prima pietra venne posta il 4 maggio del 1961. Era presente il futuro Pontefice, che visitò il cantiere anche il 25 giugno 1962 e il 20 aprile 1963 (venne eletto papa il 21 giugno dello stesso anno).

Quel giorno (il 4 maggio 1961) c’era anche il sindaco di Assisi, che donò una pietra del monte Subasio, il monte su cui sorge quella città. Volle che fosse interrata insieme alla prima pietra per creare un legame ideale e spirituale tra i due luoghi.

L'apertura al culto avvenne il 26 maggio 1963, nonostante i lavori non fossero ancora terminati. Il 10 maggio 1964, il cardinal Colombo celebrò la dedicazione della nuova chiesa.

L’edificio

La struttura è in cemento armato, materiale molto apprezzato dai Razionalisti. Le navate sono tre. Due file di pilastri a sezione variabile separano la principale da quelle laterali. Anche nello chiesa di San Luca Evangelista, sempre di Giò Ponti e antecedente alla protagonista di questo articolo, troviamo questo schema.

La pianta è esagonale asimmetrica e ricorda quella del Grattacielo Pirelli.

Piastrelle in ceramica sagomata grigia ricoprono la facciata., su cui spiccano le otto aperture esagonali o “a forma di diamante allungato verticalmente”, che richiamano le tre finestre centrali situate sopra l’ingresso e decorate da vetrate, opera del pittore Cristoforo De Amicis. Cristoforo De Amicis le ha realizzate negli anni ‘70.

Ponti ha utilizzato queste forme, così come la scalinata, anche per la chiesa di Santa Maria Annunciata presso l'ospedale San Carlo.

Per quanto riguarda le opere d’arte, all’interno troviamo:

  • un affresco;

  • un crocifisso di legno dietro l’altare maggiore;

  • il Presepe degli artisti, una pala (Il Cantico delle Creature) e un trittico, tutti e tre opera di Francesco Trabusso. Il primo lo ha fatto con l’aiuto di Nino Aimone, Gloria Argeles, Francesco Casorati, Riccardo Cordero, Bruno Grassi, , Giorgio Ramella e Giacomo Soffiantino.

  • un pannello in ferro battuto con la raffigurazione della Via Crucis.

  • 8 trittici che spiegano il testo della Preghiera semplice tramite la rappresentazione di episodi della vita di San Francesco, considerato l’autore della preghiera.

La pala è divisa in due parti per simulare le pagine aperte di un libro. Trabusso e gli altri hanno disegnato un grande bosco e l'acqua che scorre. Questi elementi fanno da sfondo alle figure di San Francesco e di Santa Chiara. Gli otto trittici ne sono il completamento.

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