Rogoredo, Redaelli e altro

Rogoredo si trova sulla linea gialla

Adesso, quando si sente parlare di Rogoredo, è probabile che venga in mente almeno una di queste quattro cose.

  • Lo spaccio e il consumo di droga, soprattutto nel boschetto.

  • La fermata della linea gialla.

  • Il brano di Enzo Jannacci.

  • La stazione ferroviaria da cui passano anche i treni ad alta velocità.

Eppure, questo quartiere è molto di più e merita che se ne mettano in luce gli aspetti positivi e che se ne racconti il passato.

LA STORIA (ABBASTANZA) RECENTE DI ROGOREDO

Per capire lo sviluppo di questa parte di città, bisogna guardare la cartina e prestare attenzione alla sua posizione. Non solo rispetto al resto di Milano, ma anche rispetto all’Italia. Non è molto lontana dall’imbocco della via Emilia.

La stazione

Tra il 1861 e il 1863 il Regno d’Italia realizzò due linee ferroviarie: la Milano-Genova e la Milano-Piacenza, progettate dagli austriaci. La diramazione avveniva poco dopo lo Stradale piacentino, che adesso è si chiama via Rogoredo. La prima linea andava verso Locate Triulzi, l’altra verso Melegnano e tra Milano e queste due località venne costruita una sola stazione. Proprio a qui.

Per farla, fu abbattuta la cascina che dava il nome alla zona e a cui si fa cenno (il loco de Roboreto) in un diploma conferito a Pavia dal re d’Italia Carlomanno nell’880.

Negli anni successivi all’arrivo della stazione, a est della ferrovia e di fronte alla Cascina Palma (XVI secolo) vennero eretti alcuni edifici. Ricordiamo quelle si trovavano ai civici 2, 4 e 6 di via Rogoredo, destinati ai dipendenti delle Ferrovie.

Aprirono anche alcune piccole ditte, una posteria e delle osterie.

La TIP

Il fatto che questa zona fosse all' incrocio tra la ferrovia e la strada per Lodi e Piacenza attirò flussi di persone e aziende importanti.

Nel 1880 arrivò la Tip (Tramvie interprovinciali padane) del Cavalier Ferdinando Pistorius, finanziata da banche belghe. Inoltre, molti gamba de legn, cioè i tram, erano fatti dalla San Leonard di Liegi.

La Tip collegava Porta Romana e Lodi (intesa come città), attraversando zone ricche di manodopera.

Riva

In questo periodo, in Italia inizia a svilupparsi la siderurgia e Milano ne è uno dei tre centri più importanti, insieme a Genova e a Terni.

Il tecnico e imprenditore Luigi Riva aprì la Ferriera di Rogoredo nel 1886, spinto, oltre che da un mercato in espansione e da quanto detto sopra, dalla legge ferroviaria del 1885, fatta per favorire i prodotti italiani.

Nello stabilimento della Ferriera si effettuava la ribollitura dei rottami destinati alla produzione.

Grazie alla ferrovia, materie prime e prodotti entravano e uscivano dalla fabbrica, gli operai arrivavano in tramway dal lodigiano e alcuni andarono ad abitare nelle cascine che erano state alloggio dei salariati agricoli. Un retaggio di questo periodo era la diffusione nel quartiere di alcuni cognomi tipici della bassa.

In via Rogoredo 5, di fronte alla stazione, venne costruito un edificio per i tecnici, ,con uno spazio di ricovero per i cavalli. La gente del quartiere lo ribattezzò Ca’ della banca per alludere a un momento poco florido per Riva.

LA REDAELLI

Infatti, l'azienda cambiò presto proprietario: nel 1895 i fratelli Redaelli e Falck acquistano la Ferriera, che diventò la Redaelli. Chiuse il 6 aprile 1984.

La Redaelli diede lavoro a molte persone, direttamente e indirettamente (potremmo parlare di indotto). Per molti anni, la vita degli abitanti di Rogoredo dipese in gran parte da questa azienda, che nel tempo s'ingrandì. Arrivò a toccare un'estensione di più di 600.000 metri quadri. Si estendeva fino allo zona 13 (vecchia suddivisione), fino a via Bonfadini (Morsenchio), dove confinava con il muro della Montedison.

Toponomastica

Oggi della Redaelli rimane solo la “palazzina ex chimici, in uno stato di desolante abbandono” (Urbanlife, 29 giugno 2017).

Ma la sua importanza per il quartiere non può finire nell'oblio. Pertanto, è encomiabile la decisione del Consiglio di Zona 4 di intitolarle lo spazio davanti alla stazione ferroviaria, tra via Rogoredo e via Orwell. Gliel'hanno chiesto molte persone.. Largo Redaelli – Acciaierie (1895-1984) si trova più o meno dove c'era l’ingresso dello stabilimento.

Lavoro e molto altro

L'ingresso dei capannoni si trovava in via Rogoredo 7.

Invece, i quattro edifici che corrispondono ai civici 27/P, 27/N, 27/M e 27/I erano case fatte per i dipendenti.

Eh sì, perché la Redaelli non diede solo il lavoro al suo personale e non gli risolse solo il problema degli alloggi, ma pensò anche ad altre esigenze, a partire da quelle primarie. Infatti, fece costruire l'unico super mercatino del quartiere.

Non dimenticò la salute. Al interno della fabbrica aprì un poliambulatorio all’avanguardia, in cui potevano andare tutti gli abitanti del quartiere.

Si occupò anche del tempo libero dei suoi lavoratori.

I figli dei dipendenti andavano in vacanza nelle colonie aziendali. Anche il Cral aveva un ruolo importante.

In tema di sport, in via Freikofel vennero costruiti gli impianti sportivi della Redaelli, dove oggi gioca il Rogoredo 84.

La Redaelli contribuì anche involontariamente allo svago dei rogoredesi. Negli anni 30 estraeva sabbia da un terreno comprato apposta. Qui c’era un fontanile, usato per irrigare i campi. Il connubio tra gli scavi e l'acqua del fontanile fece nascere un laghetto artificiale dove si andava a fare il bagno e a pescare, anche in barca.

Negli anni 80 il comitato di quartiere ne chiese il recupero. Chiedeva anche che cascina palma divenisse sede di un centro sociale.

NON SOLO REDAELLI

Questo quartiere offre anche spunti interessanti non legati alla Redaelli.

La chiesa

La Sacra Famiglia è stata la prima chiesa di Rogoredo. Pensate che la prima pietra e stata messa il 4 novembre 1905 dal cardinal Ferrari. Venne inaugurata nel 1911 e benedetta dal cardinal Schuster il 13 dicembre 1931.

Però il campanile risale al 1923. Lo benedisse Il cardinal Achille Ratti, poi divenuto Pio XI.

Il progetto della chiesa è dell'architetto Oreste Benedetti.

La pianta è a croce latina, in seguito braccia vennero allungate. Assomiglia a San Pietro in Sala (Mm1 Wagner), la chiesa frequentata da Mario Monti.

Le tre porte corrispondono alle tre navate, sorrette da quattro pilastri a fasce e da colonne cilindriche di granito.

È in stile lombardo con mattoni a vista frammezzati da pietra viva. L'interno bicolore ricorda altre chiese cittadine.

Gauche

E prima dove andavano i fedeli? La maggior parte a San Martino, un rione che inizia in via Rogoredo 75.

Comunque, Rogoredo era un quartiere rosso, un quartiere operaio. Lo testimoniano le tante lapidi dedicate ai caduti per la Resistenza, la presenza delle sedi di Pci, Psi e Anpi e di cooperative, due delle quali fondata dagli operai della Redaelli.

Tra l'altro, anche l'edificio di via Monte Popera 23 era di proprietà della Redaelli. Era la sede della Cooperativa Rogoredo 2000, poi andata in via Monte Peralba,

Via Monte Popera

Sempre via Monte Popera, davanti alla chiesa, si possono ammirare dei bei murales che ricordano episodi della Grande Guerra.

Tuttavia, le cose più interessanti di questa strada sono altre due.

La prima è la scuola Paolina Caproni, madre di quel Caproni che abbiamo già incontrato nell' articolo su Taliedo e che aveva degli stabilimenti anche qui. Non a caso, l'edificio è interessante proprio perché ha la forma di un aereo.

La seconda è che al 7 sorgeva il Cinema Atlantico. Oggi ne ha preso il posto un'autofficina (un po' come è successo al Dumont di Porta Venezia).

Il cinema Rogoredo aprì nella seconda metà degli anni Trenta La sua sala, con seicento posti, strutturata in discesa, offriva un'acustica eccellente e disponeva di proiettori Prevost a carboni. Nonostante fosse periferico, il Rogoredo si distinse per la qualità, ma le pellicole spesso erano usurate e questo ne limitava la valorizzazione.

Il proprietario gestiva anche il cinema XXVIII Ottobre e il proiezionista, il signor Evandro Molina, divideva il suo tempo tra le due sale. Un episodio curioso dopo la guerra vede Molina sostituito a causa dell'influenza, bloccando involontariamente la proiezione e richiedendo un intervento affrettato.

La programmazione del Rogoredo privilegiava film d'avventura di taglio popolare, tra cui "Seguendo la flotta" e "La città d’oro". Nel 1953, il Rogoredo diventa il cinema Atlantico, anticipando le future trasformazioni di altri cinema milanesi. Tuttavia, il nuovo nome non entusiasmò i rogoredesi, che preferiscono chiamarlo "sòcura" per il fragore delle calzature sulla pavimentazione in legno. Socur in milanese significa zoccolo.

L'Atlantico, insieme al Marte, rappresentò l'ondata tardiva di sale rionali del dopoguerra, con prezzi accessibili e programmazione rivolta al pubblico locale. Nei primi anni '60, il cinema iniziò a trasmettere opere di autori come Bava, Lenzi e Fulci, oltre a cartoni animati nel fine settimana.

Anche l'Atlantic subì la conseguenze della crisi cinematografica milanese e alla fine del 1969 chiuse i battenti.

(Fonte: www.giusepperausa.it/cinema_atlantico.html)

Altri punti degni di nota.

In via Monte Peralba si trovava l'unico giornalaio del quartiere.

In via Monte Piana 4 si poteva andare alle docce pubbliche, realizzate nel 1940.

In via Cassinis 76 c’era l'ultima stazione cittadina di posta per diligenze e velociferi. Da un po’ di anni l’hanno trasformata in un locale.

CRONOLOGIA DELLA REDAELLI PRIMA DEL 1895

  • 1851: apre l’officina di Malavedo. Organizza il lavoro dei montanari del Chiese e della Valsassina.

  • Aprile 1870: Nasce la società Giuseppe e fratello Redaelli.

  • 1874. Apertura dello stabilimento di Dervio, sul lago di Como.

UN PO' DI GEOGRAFIA

Rogoredo appartiene al Municipio 4, nella vecchia suddivisione faceva parte della zona 14. Confina con Santa Giulia, Nosedo, Morsenchio, Corvetto e con il comune di San Donato Milanese,

Legò la propria storia anche a Chiaravalle e alla sua abbazia cistercense. Sono stati proprio i monaci a bonificare l’area, che era ricoperta da boschi. Secondo un’etimologa, quella più diffusa, il nome Rogoredo deriverebbe dal latino robur, rovere.

Fino al regio decreto del 1923 Rogoredo era sotto il comune di Chiaravalle, che dopo quell’atto venne inglobata in Milano. Pe

A Chiaravalle nel 1870 era stato unito Nosedo, cui apparteneva il borgo di Rogoredo.

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